Il testo è basato su un articolo, scritto da D. Sauer per News in Conservation, un periodico mensile del International Institute of Historic and Artistic Works IIC.
La Biblioteca dell’ICCROM – dall’inizio ad oggi
‘‘ Tutto bene - niente da riportare’ - Ma come tutti sanno, la serenità è un risultato del duro lavoro e la pace della Biblioteca è ingannevole.’’ (ICCROM Newsletter N. 3, p. 1., Rome: ICCROM, 1975)
Queste parole sono tratte da una delle prime Newsletter dell’ICCROM, dell’ottobre 1975. In quell’epoca la Biblioteca contava 8,500 volumi ed sottostava alla supervisione scientifica dell’esperto in chimica e conservazione, lo specialista Giorgio Torraca, dal 1971 al 1986 vicedirettore dell’ICCROM.
Fin dalla fondazione del Rome Centre (più tardi ribattezzato ICCROM) nel 1959, lo sviluppo della biblioteca scientifica è diventata la priorità, dato che i stessi Statuti dell’ICCROM specificavano che una delle funzioni più importanti dell’istituzione era ‘‘Raccogliere, studiare e diffondere la documentazione relativa alle problematiche scientifiche e tecniche nel campo della conservazione’’ (Art. 1).
Grazie ad una sovvenzione di 20.000 dollari da parte della fondazione Gulbenkian, nel 1961 sono stati istituiti la Biblioteca e il Centro di Documentazione. Il governo italiano contribuì fornendo i mobili, mentre il British Museum donò il primo stock di opere di riferimento. Tra 1962 e 1964 la prima bibliotecaria, Fiametta Varese Gamba, iniziò a catalogare sistematicamente la collezione, compresi gli Abstracts of Technical Studies in Art and Archaeology AATA (1943-1952) e gli IIC Abstracts (1955-1962). Nel 1965 Lucetta Amendola Liuzzi è stata assunta come bibliotecaria, seguita nel 1973 da Marie-Christine Uginet. Anche Francesco Tomasi, responsabile delle fotocopie, fece parte dell’équipe della Biblioteca.
La biblioteca fu fin dall'inizio una preziosa risorsa per partecipanti dei corsi, borsisti, studenti del vicino Istituto Centrale per il Restauro e professionisti che si recavano a Roma. Allo stesso tempo la Biblioteca mantenne uno scambio d’informazioni con diversi istituti e ricercatori e condivideva elenchi di acquisizioni con altre biblioteche scientifiche del settore, come quelle dell’IRPA in Belgio, il Laboratorio Centrale della Ricerca in Amsterdam, ed altre biblioteche negli Stati Uniti, in Messico e in Portogallo.
Nel 1977 la biblioteca adottò un sistema computerizzato che seguiva il Manuale di riferimento UNISIST per le descrizioni bibliografiche leggibili a macchina. Per migliorare l’accuratezza della classificazione, nel 1979 diffuse un nuovo thesaurus bilingue, elaborato dall’esperto austriaco Hans Foramitti, contenente 2,500 parole chiave relative alla conservazione e al restauro. Già negli anni Ottanta la maggior parte della collezione era stata informatizzata e liste di nuove acquisizioni furono stampate e vendute. La collaborazione dell’ICCROM con l’Istituto Internazionale della Conservazione IIC, il Consiglio internazionale dei Musei ICOM ed il Consiglio Internazionale dei siti e dei monumenti ICOMOS fu rafforzata con lo scopo di unificare i loro sistemi di catalogazione e di migliorare lo scambio d’informazione tra i centri. “Tale unificazione ci permetterebbe di […] scambiare mutuamente la documentazioni prodotte in ogni centro” (ICCROM Newsletter N. 6, p. 9. Rome: ICCROM, 1980). Nel 1985 è stato coinvolto J. Paul Getty Trust; il Getty Conservation Institute ha assunto la gestione dell’AATA, alla quale ha contribuito la Biblioteca dell’ICCROM.
Nella Newsletter n. 9 dell’ICCROM (1983), la allora direttrice della Biblioteca, Marie-Christine Uginet, scrisse un lungo articolo dedicato alla Biblioteca e ai suoi servizi, lanciando un appello agli esperti e alle istituzioni di tutto il mondo, affinché donassero materiali o documentazione di rilevanza alla Biblioteca (ICCROM Newsletter N. 9, p. 18-20. Rome: ICCROM, 1983). Nel 1985 il Getty Conservation Institute GCI e ICCROM raggiunsero un accordo per la creazione di un sistema condiviso ICCROM-AATA per la registrazione di letteratura tecnica. Di conseguenza, nel 1986, appoggiandosi alla struttura del Canadian Heritage Network CHIN, fu sviluppata una nuova banca dati di informazioni bibliografiche, il Conservation Information Network CIN, che coinvolgeva ICCROM, il GCI, il Canadian Conservation Institute CCI, il Conservation Analytical Laboratory of the Smithsonian Institution e l’Istituto Internazionale dei monumenti e dei Siti ICOMOS. La Rete di Informazione Bibliografica sulla Conservazione BCIN (Bibliographic Conservation Information Network) fu ufficialmente lanciata nel 1987. Durante questi anni, il numero degli utenti era in costante crescita; il registro degli accessi del 1989 contava 12.000 voci – molti di più dei soli partecipanti ai corsi ICCROM!
Nel novembre 2021, la banca dati BCIN, che conta ormai più di 265.000 riferimenti bibliografici è stata lanciata su una nuova piattaforma. In futuro il nostro obiettivo è quello di ampliare progressivamente l'offerta di risorse bibliografiche su BCIN in termini di numero e lingue collaborando con nuovi partner. In questo modo BCIN continuerà ad essere uno degli strumenti più preziosi per trovare risorse bibliografiche per i ricercatori nel campo della conservazione e del restauro.
Un’altro sviluppo importante fu la creazione dell’Online Public Access Catalogue (OPAC) nel 1999 – da quel momento in poi il catalogo era finalmente disponibile sul sito web dell’organizzazione!
Anche la collezione della Biblioteca era in costante crescita; nel 2005 la Biblioteca contava più di 75,000 titoli, corrispondenti a più di 90,000 schede bibliografiche nel catalogo. Lo stesso anno l’ICCROM firmò un accordo con AATA Online (Getty Conservation Institute GCI) in collaborazione con l’IIC per aggiungere gli abstract della nuova letteratura sulla conservazione a questo prezioso strumento in rete. Alla fine del primo decennio del nuovo secolo, Paul Arenson, capo bibliotecario fino al 2019, avviò un progetto di migrazione della banca dati bibliografica in un nuovo sistema bibliotecario, un passo importante verso l’pplicazione dei requisiti FAIR (Findable-Accessible-Interoperable-Reusable).
Oggi il patrimonio della Biblioteca ammonta a circa 100.000 libri e periodici, corrispondenti a più di 124.000 schede bibliografiche nel catalogo. La collezione comprende materiali in più di 70 lingue ed è in costante crescita grazie a una strategia di acquisizione continua di nuove pubblicazioni, sia analogiche che digitali, e alle generose donazioni di tanti partner e stakeholder internazionali. Attualmente manteniamo abbonamenti per circa 100 periodici sui temi principali nella conservazione dei beni culturali e riceviamo a titolo gratuito più o meno altre 100 riviste. Le nostre schede bibliografiche e periodici online sono disponibili in varie reti grazie ai nostri contributi a URBiS, la rete delle biblioteche academiche stranieri con sede a Roma e a EZB, la Electronic Journals Library. Continuiamo a servire la comunità internazionale nel settore della conservazione dei beni culturali, anche attraverso il nostro servizio di Document Delivery. In più, forniamo accesso da remoto alle nostre risorse elettroniche per i partecipanti dei corsi dell’ICCROM, e, infine, assistiamo con piacere i numerosi ricercatori che vengono da tutto il mondo per visitare ICCROM e per studiare negli spazi della Biblioteca.
L’équipe della Biblioteca
- Daniela Sauer, Lead Librarian, Conservation specialist
- Cécile Gallon, Periodicals Librarian
- Anait Abramyan, Library Assistant