Venerdì mattina, 15 gennaio 2016, Paul Philippot non si è svegliato. E’ morto nel sonno nella sua casa di Bruxelles.
Philippot è stato uno dei fondatori dell'ICCROM, Vicedirettore dal 1959 al 1971, e Direttore fino al 1977. Era laureato in giurisprudenza e storia dell'arte, con dottorato di ricerca in entrambe le discipline. Quando era ancora studente, aveva trascorso alcuni mesi presso l'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ICR) di Roma, all’epoca in cui il Direttore era Cesare Brandi, e aveva elaborato una tesi sull'organizzazione e le politiche dell'Istituto. Dopo la laurea ricoprì l’incarico di docente di storia dell'arte presso l'Université Libre de Bruxelles (ULB). Quando l’UNESCO decise di creare una nuova organizzazione a Roma (allora denominata "Centro di Roma" e, più tardi, ICCROM), il primo a ricoprire l’incarico di Direttore del Centro fu il noto scienziato britannico H.J. Plenderleith. Avendo imparato ad apprezzare il pensiero critico di Philippot, fu Brandi a segnalare l’umanista Philippot per la nomina a Vicedirettore. Plenderleith e Philippot condivisero la responsabilità della Direzione per dodici anni.
Nel primo periodo di attività, gran parte del lavoro dell’ICCROM consisteva in missioni e consulenze scientifiche da portare a termine per incarico dell'UNESCO. Plenderleith viaggiava pertanto spesso per svolgere la sua attività di consulente sui temi della conservazione e tale attività gli consentiva anche di incoraggiare nuove adesioni. Philippot sviluppava i programmi e le politiche della nuova organizzazione, e aveva l’incarico di preparare tutte le relazioni e i documenti ufficiali. Oltre alla collaborazione con l'UNESCO, si stabilivano stretti contatti con l’ICOM (Consiglio Internazionale dei Musei), l'IIC (Istituto Internazionale di Conservazione) e l’ICOMOS (Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti). Uno dei primi progetti affidati all’ICCROM fu la Conferenza di Venezia del 1964. Fu Paul Philippot a scrivere la pagina introduttiva per la Carta di Venezia. Inoltre, per diversi anni, Philippot ha esercitato presso l’ICOM la funzione di Segretario del Comitato internazionale della Conservazione.
In quei primi anni, gli esperti in conservazione non erano numerosi, pertanto, uno dei compiti dell'ICCROM fu quello di individuare nei vari paesi istituzioni e professionisti specializzati, allo scopo di creare una rete internazionale di esperti. Fu in tale contesto che Philippot e l’ICOM istituirono un gruppo di lavoro internazionale dedicato alla conservazione dei dipinti murali. Il risultato della ricerca fu la pubblicazione, nel 1977, del lavoro svolto in collaborazione con Laura e Paolo Mora dal titolo La conservation des peintures murales (La conservazione delle pitture murali): un lavoro pionieristico sulla teoria e la pratica della conservazione in questo specifico ambito. La stessa ricerca era servita anche da base per lo sviluppo di un programma internazionale di formazione da svolgere in collaborazione con l'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ICR) di Roma e l’Institut Royal du Patrimoine Artistique (IRPA) di Bruxelles, inaugurato ufficialmente nel 1968. Un altro programma di formazione a livello internazionale sulla conservazione architettonica fu avviato nei primi anni 1960 in collaborazione con l'Università di Roma, e ripreso dall’ICCROM nel 1966. Seguirono altri corsi a livello internazionale. Quando, nel 1971, Philippot fu confermato Direttore, iniziavano a giungere le adesioni di nuovi Stati membri, tra i quali gli Stati Uniti d’America, il Canada e l’Australia, e la situazione del bilancio si consolidava, consentendo l’avvio di nuove attività. Nel frattempo l’ICCROM si spostava nella nuova sede presso l’Ospizio Apostolico di San Michele in Trastevere e, sempre nello stesso periodo, si rendeva più indipendente, mantenendo comunque ottimi rapporti di lavoro con l'UNESCO.
Dopo l’attività presso l'ICCROM e il pensionamento, Philippot fece ritorno a Bruxelles per continuare ad insegnare. Continuava inoltre a scrivere e a pubblicare, aggiungendo nuovi volumi alla già lunga lista delle sue pubblicazioni. Tra queste, la traduzione in francese di uno dei fondamentali libri di filosofia di Brandi: Les deux voies de la critique (1989, in italiano Le due vie). Pubblicava inoltre due grandi volumi di storia dell'arte: Jalons pour une méthode critique et une histoire de l'art en Belgique (Pietre miliari per un metodo critico e una storia dell’arte in Belgio 2005, 382 pagine), e La formation de l'art européen (La formazione dell’arte europea 2013, 782 pagine).
Durante i suoi diciotto anni presso l’ICCROM, Paul Philippot è stato fondamentale per lo sviluppo del Centro e delle sue politiche. La sua mente acuta e critica, insieme alla capacità di osservatore, lo rendevano un eccellente professionista e un brillante insegnante. E’ stato in grado di percepire e svelare nuove intuizioni sulla teoria e l’applicazione della conservazione. Mentre Brandi elaborava e applicava la propria teoria principalmente nel contesto italiano, Philippot aveva l'opportunità, e la capacità, di espandere e replicare la teoria della conservazione nel contesto multiculturale del mondo. Tali attività costituirono la spina dorsale dei programmi di formazione dell’ICCROM, che dovevano svolgersi presso tante e diverse realtà e tanti e diversi contesti socio-culturali. Di conseguenza, come Philippot spesso osservava, è apparso chiaro che "la teoria della conservazione può essere una soltanto". Tale teoria deve necessariamente concentrarsi sulla metodologia dell’approccio. Se si affronta ciascun problema prendendo come riferimento l'oggetto nel suo insieme, sarà possibile accedere a a tutti gli aspetti del restauro. Sarà quindi possibile percepire tutto in un unico contesto. Il primo passo nel processo consiste nel delineare l’oggetto, poi si procede, decidendo quali siano le cure di cui l’oggetto necessita. La percezione dell'oggetto nella sua specificità è da considerarsi già parte del restauro.
Philippot approdò all’ICCROM subito dopo la seconda guerra mondiale, quando le opere d'arte e gli edifici storici danneggiati avevano bisogno di interventi urgenti. Quella fu una delle sfide importanti che, tra le altre, contribuì alla decisione dell’UNESCO di fondare l’ICCROM. Gli anni ‘60 e ‘70, quando Philippot si è trovato a lavorare per l'ICCROM, sono stati cruciali per lo sviluppo di una dottrina internazionale della conservazione, riconosciuta da UNESCO, ICOM e ICOMOS. Il contributo di questo grande esperto a tale iniziativa è stato fondamentale. I suoi insegnamenti e gli scritti sulla teoria della conservazione e del restauro rimangono un punto di riferimento a livello internazionale. La scomparsa di Paul Philippot lascia una lacuna nel mondo della conservazione. Tuttavia, rimane il suo lavoro, che continuerà a ispirare i professionisti della conservazione anche in futuro.
Il Direttore Generale e tutto il personale dell’ICCROM porgono le più sentite condoglianze alla sua Famiglia.
Jukka Jokilehto
[gallery royalslider="8" ids="12685,12686,12681,12682,12683"]