“Rovine. La forza delle rovine” è il titolo di una bella mostra aperta da pochi giorni al Museo Nazionale Romano, sede di Palazzo Altemps, a cura di Marcello Barbanera che ha altresì curato insieme ad Alessandra Capodiferro il catalogo (Electa, Milano 2015). Il tema dell’esposizione, l’interesse che i resti fisici (sculture, architetture, iscrizioni, frammenti o rovine) delle civiltà passate hanno in ogni tempo suscitato, pur con diverse declinazioni, in pressoché tutte le culture, merita certamente l’attenzione dei professionisti e di tutti quanti sono interessati alla conservazione del patrimonio culturale.
In una sede che raccoglie alcune delle più antiche e importanti collezioni scultoree romane, quali la Boncompagni-Ludovisi e la Mattei, la mostra ha riunito numerose opere di artisti moderni e contemporanei insieme a documenti di varia natura (incluso musiche e spezzoni di film) ispirati dalla visione delle rovine e dalla conseguente riflessione sulla caducità delle manifestazioni, anche le più gloriose, delle grandi civiltà del passato. Sentimenti malinconici, che pure convivono con la consapevolezza che le stesse rovine sono materia di esercizio della Memoria, virtù grande alla quale è affidata l’autocoscienza dell’umanità quale famiglia speciale del regno animale, capace di ripensare la propria storia sfidando i millenni e l’usura del tempo. E’ inevitabile che terremoti, catastrofi naturali distruggano inesorabilmente quasi tutto delle creazioni umane, ed è forse inevitabile che esse siano coinvolte nei conflitti umani: il nostro lavoro è ridurre al minimo queste perdite. Quello che è oggi inconcepibile è che oggi qualcuno, come avviene in Siria o in Irak, distrugga intenzionalmente questi preziosi mattoni della memoria umana, per rompere la continuità che lega le civiltà nella storia umana, con l’assurda pretesa di farlo in nome di un dio, senza rendersi conto che è proprio nella sua virtù di memoria, al di là di ogni differenza di credo laico o religioso, il divino dell’uomo.
Stefano de Caro
Direttore Generale dell’ICCROM