La fotografa e scrittrice Enikö Nagy, che ha attraversato una regione remota del Sudan in cerca di immagini e testimonianze orali, vede se stessa come cronista della bellezza senza eguali del ricco patrimonio culturale del Sudan. "Non si tratta di un libro illustrato tradizionale, né di una panoramica del Sudan dall'esterno", afferma nel suo nuovo volume Sand in My Eyes: Sudanese Moments (La sabbia nei miei occhi: momenti sudanesi). "Si tratta di una collezione di momenti sudanesi tipici, uno sguardo intimo a un paese bellissimo che ha molto da dire. Mi auguro che coloro che leggeranno il mio libro sentano di essere lì e trovino elementi della propria cultura attraverso occhi sudanesi".
Nagy, di origine ungherese, nata in Romania e cresciuta in Germania, fu inviata in Sudan per l'allora Servizio di Sviluppo Tedesco o DED (conosciuto ora come GIZ - Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit). Al termine del contratto, Nagy rimase in Sudan e intraprese un viaggio di 30 000 chilometri nella regione rurale del Kordofan, ricercando e documentando il patrimonio immateriale. Per oltre cinque anni e mezzo, Nagy ha documentato più di 120 interviste con leader tribali e religiosi, poeti, sciamani, anziani e gente comune appartenenti a 45 gruppi etnici; ha riunito 26 000 foto e 2500 elementi della tradizione orale, tra cui proverbi, miti, canzoni, racconti popolari e versi rituali. Nagy ha raccolto la sua ricerca in un libro illustrato letterario e una mostra itinerante internazionale che si apre presso il Museo MAXXI di Roma il 19 ottobre.
"Vi è l'esigenza di una contro-narrazione sull'Africa; è tempo per le nostre diverse culture di vederla con occhi diversi spiega Nagy. "Non è solo terra di guerra e povertà o il luogo perfetto per vedere gli elefanti. Abbiamo bisogno di Africa più di quanto essa abbia bisogno di noi: abbiamo così tanto da imparare qui, per arricchire le nostre culture, per mettere da parte il nostro etnocentrismo, in termini di sviluppo sociale e umano.”
Nagy sostiene che il mondo ha molto da imparare dalle società tradizionali dell'Africa. "Famiglie di agricoltori tradizionali, nomadi e di sussistenza, come quelle che ho conosciuto in Sudan, presentano molte alternative alla crisi del mondo odierno, della modernità e della globalizzazione," dice. "Queste società vivono una vita ampiamente autosufficiente ridotta all'essenziale, con economie locali e commercio regionale. Non stanno distruggendo il loro ambiente, non hanno compromesso la loro natura. Vivono una forte vita di comunità, un senso di giustizia sociale e gentilezza. Dovremmo provare a imparare da loro."
È difficile etichettare il lavoro svolto da Nagy. La prima impressione, sfogliando il libro, è di avere in mano un libro poetico e bellissimo su diverse culture del Sudan. Scavando più in profondità, appare chiaro che il libro è una raccolta di beni immateriali, che documenta pratiche sociali, rituali ed eventi di festa, la conoscenza della natura e l'universo, l'artigianato tradizionale e le tradizioni orali. "Nei miei viaggi, ho ricercato i valori sudanesi, le credenze e le filosofie di vita, così come scaturivano da momenti di vita quotidiana," afferma Nagy. "Nomadi, commercianti, agricoltori, pescatori, gente di città e montagna, tutti trovano il loro posto in queste pagine. Ho scoperto un mondo di rispetto e di dialogo, un mondo in cui i metodi tradizionali basati sulla pace e la riconciliazione risolvono i problemi, per cui i nostri sistemi giuridici impiegherebbero anni. In queste comunità, tutto è condiviso e nessuno è lasciato solo."
Le tradizioni orali documentate da Nagy mostrano che "gli agricoltori stabili adorano la loro terra, che è fondamentale per la loro identità," mentre nel parlare con i nomadi, Nagy ha imparato che non hanno alcun legame stretto con nessun luogo. "I loro ricordi dei luoghi sono legati a una determinata persona incontrata, o a una buona pioggia. Credono che la vita stessa sia movimento". Per illustrare questo punto, Nagy cita una poesia del giurista islamico Imam Al Shafi'i: "L'oro è come la polvere nel suo luogo di origine, solo se va via acquisisce il valore dell'oro. La stagnazione può rovinare anche l'acqua, che è dolce solo se scorre. " L'idea centrale della vita nomade è il movimento e la famiglia," continua Nagy. "Questo vuol dire comprendere la felicità."
Diverse culture hanno interagito con il Sudan, fondendosi nel patrimonio culturale attuale. "Dai Persiani all'impero ottomano, dagli antichi greci agli africani occidentali e al mondo arabo, troverete queste influenze nella poesia e nella letteratura orale sudanese."
Enikö Nagy racconta di molte persone che hanno contribuito al progetto. "C'era sempre qualcuno che mi ospitava, mentre altre persone mi hanno aiutato in diversi modi: è diventato un progetto multinazionale. Traduttori, designer ed editor a livello internazionale hanno donato il loro lavoro, mentre pittori locali, attori, folcloristi, abitanti e perfino medici si sono uniti ai miei viaggi come guide locali, esplorando il proprio paese da una prospettiva nuova e diversa".
Nagy annovera molte sfide, tra cui l'aver vinto la cooperazione delle autorità e degli sponsor aziendali. "Ho dovuto convincere la gente che non avevo motivazioni nascoste. Vista la situazione politica, c'è qualche sospetto amministrativo nei confronti degli stranieri. Diversamente, i sudanesi sono incredibilmente accoglienti e hanno un grande senso dell'ospitalità. Hanno compreso e sono stati contenti quando ho voluto mostrare il lato positivo del loro Paese".
Il lavoro di Nagy è un lavoro di amore per il Sudan, ma anche un modo per sfidare la percezione comune errata circa il Sudan e l'Africa. "In qualche modo, è come se i sudanesi non fossero autorizzati a pensare al loro Paese in un bel modo," afferma Nagy. "Hanno accettato l'idea di provenire da un Paese povero che ha bisogno di aiuto dall'esterno. Quest'idea non rende giustizia al Sudan. Manca la prospettiva di quanto sia bello questo Paese, quanto sia ricco di cultura, storia, saggezza e lezioni che tutti noi dovremmo imparare."
La Mostra "Sabbia negli occhi, momenti Sudanesi" si terrà a Roma al Museo MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo), dal 19 ottobre al 6 novembre 2016. Enikö Nagy sarà presente alla cerimonia di apertura, che si svolgerà presso il Museo MAXXI il 25 ottobre alle 18. Una lettura bilingue di narrazioni dal libro con la proiezione di un breve documentario sul progetto si terrà presso la LIBRERIA GRIOT, Via di Santa Cecilia 1/A, il 22 ottobre alle 18 e presso il STEPHEN’S CULTURAL CENTER FOUNDATION, Via Aventina 1, il 24 ottobre alle 18. Gli eventi sono aperti al pubblico.
Il libro è disponibile nella libreria del MAXXI e online (ISBN 9783940190079), tramite il sito web ufficiale www.sandinmyeyes-sudan.com.
L'ICCROM è felice di annunciare l'imminente mostra Sand in My Eyes: Sudanese Moments (La sabbia nei miei occhi: momenti sudanesi), che mette in evidenza la ricca cultura tangibile del Sudan. Questa mostra nasce in collaborazione con il progetto dell'ICCROM-ATHAR per la riabilitazione e la ristrutturazione del porto storico di Suakin, sulla costa nord-est del Sudan.